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ALI DI ANGELO E MANI DI DIAVOLO Il primo OAV della serie THE COCKPIT contribuisce a sradicare la pericolosa idea (che forse a lungo ha messo al sicuro le nostre coscienze) che tutti i Tedeschi furono degli assassini, dei criminali senza umanità. Come scrisse R.A.C. Parker nel volume Il XX Secolo, I, Europa 1918-1945, "...sarebbe un errore ritenere tutti i Tedeschi responsabili della malvagità dei Nazisti e, anche se ciò fosse possibile, sarebbe un errore considerare la Germania come dotata di un genio innato per il male". Ciò che viene raccontato in quest'opera di animazione giapponese non conduce però verso lo stereotipo opposto, cioè in una banale e superficiale riabilitazione del Nazismo: non viene infatti messa in atto una scontata divisione tra buoni e cattivi, magari attraverso un semplice capovolgimento di ruoli. I piloti inglesi contro cui si trova a combattere Reindhas sono soldati che adempiono il loro dovere e proteggono i cieli della loro patria, non diversamente dal capitano tedesco. Ciò che cambia è lo sguardo rivolto ai combattenti tedeschi. Reindhas è infatti un uomo d'onore e di profonda lealtà; la sua fedeltà, come emerge nel corso della vicenda, è rivolta al suo Paese, ma non obbedisce ciecamente al volere del Terzo Reich. Egli rifiuta un'aberrazione qual è la bomba nucleare e il pensiero che "...da qualche parte nel mondo una città sparirà" lo sconvolge e scuote la sua coscienza. Da scienziato, prima che scoppiasse la guerra, anch'egli aveva studiato il modo di applicare la teoria nucleare al campo bellico, ma non riesce ad accettare che queste elaborazioni teoriche vengano effettivamente messe in pratica. Benché egli sia divenuto un asso della Luftwaffe, nel profondo del cuore resta un uomo di pace, che solo lo scoppio del secondo conflitto mondiale è riuscito a strappare agli studi e alla scienza per catapultarlo alla guida di un caccia. Il capitano Reindhas riscatta il proprio nome quando giunge a sacrificare il suo amore, assieme alla sua donna, per servire un Bene superiore, che travalica la sua individualità umana. Ed è con grande sofferenza che assiste alla distruzione, da parte dello Spitfire inglese, del bombardiere sul quale viaggiano il professor Bahfstein e sua figlia. La sua disperazione traspare in tutta evidenza subito dopo quando, con gli occhi fissi davanti a sé, abbatte lo Spitfire, mitragliandolo a ripetizione, e spingendo poi il TA-152 al massimo della velocità attraverso le nuvole. La scelta di Reindhas di contribuire più alla distruzione che al trionfo del Terzo Reich è però molto sofferta, poiché egli deve lottare contro i suoi doveri di soldato e di abile pilota. Alla richiesta di Meruhenna egli infatti non può fare a meno di rispondere, con un filo di voce: "è impossibile, io devo scortarvi". Ed è un ultimo, estremo gesto d'amore nei confronti di lei, quello che lo spinge a lasciare che il bombardiere venga annientato, pur sapendo che da lì in avanti il suo nome sarebbe stato per sempre macchiato dall'accusa di viltà. Quella stessa accusa che poche ore prima il suo amato Fockewulfe, disteso indenne su di un prato della Germania, sembrava rivolgergli silenziosamente. Ma a differenza di ciò che avvenne in quella circostanza, quando era giunto a disprezzare se stesso per aver abbandonato il suo aereo pensando solo alla sua vita, qui Reindhas non ha rimpianti per la scelta compiuta, e anzi è orgoglioso di non aver ceduto, e di non essersi reso complice del Demonio. Anche Meruhenna, per liberarsi dall'onta e dalla sofferenza di aver contribuito alla realizzazione della prima arma nucleare della storia, compie una scelta di estremo sacrificio personale, chiedendo lei stessa a Reindhas di abbattere il B-17, sul quale trasporteranno l'ordigno, con queste parole: "Sarebbe meglio se questo missile non raggiungesse mai Penemunde. Anche mio padre la pensa allo stesso modo. Se avessi un paio di ali sulla mia schiena vorrei volare via da qui. Dicono che quando si muore, si diventa degli angeli e ti crescono le ali. Salvaci dalla presa del Diavolo!" E' dunque più angosciosa e tremenda per lei l'idea di aver collaborato alla creazione di un'orribile arma di distruzione, piuttosto che il pensiero della morte e ciò emerge con evidenza dalla serenità con cui affronta gli ultimi istanti di vita, quando il bombardiere in fiamme precipita attraverso le nuvole, prima di esplodere in mille scie di fuoco. Le sue ultime parole, rivolte silenziosamente all'uomo amato, sono di ringraziamento e gratitudine. I due personaggi rappresentano, simbolicamente, tutti gli uomini e le donne tedesche che realmente rischiarono la loro vita o il loro onore per impedire che i crudeli progetti del Nazismo giungessero a compimento. Accanto ai personaggi di Reindhas, del professor Bahfstein e di Meruhenna è brillantemente presentato anche il volto oscuro della Germania nazista, impersonata dal Colonnello da cui Reindhas prende gli ordini. Chiamato solo con il suo grado e non con un nome proprio, egli incarna fedelmente la volontà espansionistica e distruttiva espressa dalla politica hitleriana: perde la sua umana individualità, per essere solo voce e simbolo del Terzo Reich. Il viso è perennemente in ombra, nascosto sia dalla visiera del berretto che da un paio di occhiali, dai quali emergono, come fantasmi, occhi vitrei che scrutano con freddezza ciò che hanno di fronte. La sua presenza ricorda a tutti noi che, accanto a uomini come Reindhas, ci furono anche persone che accettarono di servire incondizionatamente un ideale di crudele utopia. Nausicaa
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